vino

Cantine Tinazzi

8 Maggio 2020

Questa primavera, appena prima del Vinitaly, sarei dovuta andare dalle Cantine Tinazzi, per conoscerci finalmente di persona e non solo. E poi, in estate, avrei fatto un viaggio nell’azienda pugliese della famiglia. Ma per colpa del malefico virus entrambi gli eventi sono stati rimandati, e poi annullati. Eppure la famiglia Tinazzi non si arrende. Per non perdersi di vista e continuare ad approfondire la conoscenza, virtuale ma non troppo, hanno deciso di mandarmi qualche altro vino. Ed io che faccio? Curiosa e riconoscente, bevo e abbino.

L’azienda Cantine Tinazzi nasce negli anni 60 grazie all’impegno e alla passione di Eugenio Tinazzi, a Cavaion Veronese sulle rive del Lago di Garda. Non lo sapevo, ma ho scoperto un fatto curioso: i Tinazzi, nell’antica tradizione veronese, erano recipienti simili a botti dove si metteva l’uva pigiata a fermentare. Dunque, questa famiglia è legata al vino in modo indissolubile persino nell’origine del nome.

Gian Andrea, il figlio di Eugenio Tinazzi, è riuscito a far crescere l’azienda da una piccola realtà che era, fino a diventare un grande gruppo che possiede diverse tenute nelle aree della Valpolicella e in Puglia, dove è presente dal 2001. Oggi quelle tenute sono cinque con oltre 100 ettari di vigneti di proprietà: Tinazzi, Tenuta Valleselle, Poderi Campopian, Cantine San Giorgio e Feudo Croce.
Attualmente l’azienda è una delle più interessanti realtà della viticoltura italiana, e se ne occupano
i figli di Gian Andrea, Giorgio e Francesca, che hanno ideato una serie di iniziative legate alla cultura contadina e all’accoglienza.

Devo ancora trovare un’occasione giusta per stappare l’Amarone, ma intano ho assaggiato Prealta Rossa Rosso Verona IGP e Imperio LXXIV Primitivo di Manduria DOP.

Prealta Rossa 2016, Rosso Verona IGP, mi è sembrato subito un vino molto interessante da assaggiare, a partire dall’aspetto della bottiglia. E’ un blend di Corvina, Cabernet Sauvignon e Merlot .
Color rosso rubino acceso, è un vino che cattura immediatamente il naso con i profumi di frutti rossi e le piacevoli note speziate dolci. In bocca è pieno, persistente, ma non coprente. Accompagna piacevolmente le costolette di agnello sula brace, e esalta il pollo speziato cotto sotto la pressa. Ma anche un calice bevuto in purezza è decisamente gradevole, in quanto non è un vino da meditazone, ma da piacere immediato.

Imperio LXXIV 2018 invece è un Primitivo di Manduria DOP, il vitigno preferito di mio marito.
Il colore del Primitivo è un rosso molto carico e profondo.
Al naso si presenta molto ricco e intenso, con le note di frutta rossa matura, amarene, e spezie dolci. In bocca è leggermente sapido, pieno e armonioso, mediamente tannico.
Quella sera l’abbiamo abbinato ad un tagliere di salumi e formaggi con il pane fatto in casa.
Beh, fosse per me, mi basterebbe solo una ciriola (va bene, due) con la crosticina croccante, e un paio di calici di Primitivo.