ricette

Blinchiki, alias crepes

25 Febbraio 2009

Come dicevo nel post precedente, i bliny russi sono decisamente unici al mondo – teneri, leggeri, fragranti, pieni di bollicine d’aria intrappolate durante la cottura, coloro che assorbono facilmente burro sciolto e smetana (panna acida) e diventano lucidi, unti e tanto buoni.
Ma prima di entrare nei particolari golosi, bisogna svelare un particolare fondamentale. Sul fronte culinario tradizionale esistono bliny e blinchiki. I primi, tradizionalissimi, si fanno necessariamente con una componente lievitante (che sia lievito, polvere lievitante, bicarbonato o latticini fermentati tipo kefir) che allungano i tempi di preparazione. I secondi, ovviamente, ne sono sprovvisti, così il passaggio tra “dire e fare” è molto più veloce e in più essi ricordano un po’ le crepes. La tipica ricetta base non è complicata: latte, uova, lievito, zucchero e farina.

Soffermiamoci un po’ sull’arte della cottura dei bliny (credeteci, è proprio l’arte, non solo abilità!). Non per niente l’equivalente russo di un noto proverbio italiano sulle ciambelle coinvolge proprio i bliny! Solo che invece dei buchi mancati si tratta di frittelle appallottate. Dunque, prima di tutto ci vuole una pesante padella in ghisa, le solite antiaderenti vanno bene per le frivole crepes. Questa padella deve essere ben calda. Poi la si unge con pochissimo burro (magari aiutandosi con un pennello). Tempo fa invece si usava un pezzetto di lardo infilzato sulla forchetta. Passandolo sulla padella rovente si scioglieva la quantità necessaria che dava ai bliny un sapore speciale oltre che la scivolosità. Poi bisogna calcolare la quantità giusta dell’impasto da versare – se è troppo poco, blin sarà piccolo e anoressico, se è troppo – diventerà obeso e si cuocerà male. Regolare la fiamma è un altro passaggio importante. Per questo il primo blin (uguale la prima ciambella!) viene sempre scartato. Le più abili riescono a maneggiare due padelle contemporaneamente! Man mano diminuisce l’impasto, cresce la pila di piattelle dorate e invitanti e si avvicina il momento di servire.

Come se non bastasse, spesso i bliny si farciscono con il dolce o il salato e si passano al forno o in padella fino al raggiungimento di una crosticina dorata e croccante. Piatto unico e nutriente, per il quale, però, è meglio cuocere sottilissimi blinchiki.

La ricetta di oggi, in effetti, è di blinchiki, serviti con del salmone in salamoia (tipo graavlax, noi, russi, amiamo molto il pesce salato!), ma in una maniera un pò bizzarra: dentro le coppe, per di più tagliati a striscioline.

Blinchiki nelle coppe

2 uova
2oo g di latte
100 g di farina
20 g di burro
1 cucchiaino di zucchero
un pizzico di sale
un pizzico di polvere lievitante (facoltativo)

200 g di salmone tagliato sottile
150 g di panna acida o yogurt greco
aneto
sale
pepe

– battere leggermente le uova con il latte in una ciotola. Setacciare la farina con la polvere lievitante, aggiungere lo zucchero, il sale e il burro sciolto. mescolare e lasciare a riposare per 15 minuti

– ungere leggermente la padella e cuocere i blinchiki ( la pastella basta per 6-7 pezzi)

– arrotolare i blinchiki e tagliare a “fettuccine”

– tagliare nello stesso modo anche il salmone e mescolare il tutto, distribuire nelle coppe e coprire con la salsa.

– per la salsa: tritare l’aneto, mescolare con la panna acida, salare e pepare

E’ un buonissimo antipasto! Il salmone può essere anche affumicato, si possono prendere altri tipi di pesce grasso: aringhe, storione ecc oppure con del caviale o con le uova di salmone.