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Bliny e Masleniza, Carnevale russo

23 Febbraio 2009

Questa settimana in Russia inizia la Masleniza, ossia il Carnevale ortodosso. Dato che tutte le festività religiose ortodosse vanno calcolate secondo il calendario giuliano e non gregoriano, non coincidono quasi mai con quelle cattoliche. Quest’anno, ad esempio, la Pasqua ortodossa viene il 19 aprile, una settimana dopo quella cattolica, di conseguenza anche il Carnevale, cioé, la Masleniza, inizia una settimana dopo.

Una delle tradizioni russe più importante, quando i bliny sono i veri protagonisti si chiama Masleniza ed ha lo stesso significato del Carnevale – precede il digiuno della Quaresima e dà l’addio al cibo sostanzioso quale la carne. (L’etimologia della parola “carnevale” deriva dal latino “carnem levare”, tradotto in seguito dal popolo come “carne vale” , ma il bello è che in russo “masleniza” (burrosa) deriva da un’altra parola antica che significava esattamente la stessa cosa!). E non è tutto! In Russia prima del XIV secolo l’anno nuovo iniziava a marzo e non a gennaio! E così i dorati bliny rappresentavano il Sole che diventava sempre più caldo e allungava le giornate. Un’antica credenza diceva “Come passi il capodanno passerai tutto l’anno” – cosa meglio di un’abbondante tavolata, straboccante di ricchi e grassi bliny poteva rabbonire la sorte? E perché non metterci anche una buona dose di divertimento, risate e giochi?

Masleniza fu da sempre la festa preferita dal popolo, e rimase tale anche dopo l’arrivo del Cristianesimo. Essa cadeva nel periodo tra febbraio e marzo, quando la neve era ancora abbondante e i morsi del freddo ogni tanto mostravano i denti. Ma il sole splendeva sempre più forte e la voglia irrefrenabile di darsi alla pazza gioia si faceva strada nonostante le temperature rigide di notte e gli improvvisi disgeli di giorno, quella voglia di godere l’allegria come se fosse per l’ultima volta, fino all’ultimo respiro, prima di intraprendere la lunga strada di un periodo d’astinenza dalla vita mondana e dal piacere della tavola. Il divertimento preferito durante Masleniza fu andare su una slitta colorata trainata da tre cavalli addobbati con i nastri e i campanelli, cosiddetta “trojka”. I ragazzi suonavano la fisarmonica e la balalajka, le ragazze invece cantavano, e il tutto spesso si copriva di contagiose risate e battute spiritose. Altri costruivano le fortezze di neve e ghiaccio e, divisi in due gruppi, si tiravano le palle di neve fino a quando non rimanevano sfiniti. Poi, per riprendersi, tutti insieme si facevano lo spuntino con i bliny e il thè fumante sotto i tendoni colorati accompagnati dalle esibizioni delle maschere soprattutto da Petrushka. Il russo Petrushka è come Pulcinella napoletano, la maschera preferita dal popolo, più spiritosa, maliziosa e sarcastica.

Ogni giorno della settimana di Masleniza fu dedicato ad una attività particolare: lunedì si dava il benvenuto alla festa, martedì ci si dedicava maggiormente ai giochi, mercoledì le suocere invitavano i generi con le mogli per mangiare i bliny. Giovedì si andava in trojka, venerdì i generi contraccambiavano il precedente invito delle suocere, sabato ci si incontrava con i cognati. E domenica si faceva visita a tutti gli altri parenti e amici, ci si scambiava baci, abbracci, si faceva pace e si domandava perdono per ogni sgarbo commesso. Troppi impegni per una sola settimana, non vi pare? E quindi non c’è da stupirsi se la Quaresima si viveva senza grosso sacrificio, poiché il periodo di digiuno da cibo e vita sociale così intensa era proprio indispensabile.

I bliny russi sono decisamente unici al mondo – teneri, leggeri, fragranti, pieni di bollicine d’aria
intrappolate durante la cottura, coloro che assorbono facilmente burro sciolto e smetana (panna acida) e diventano lucidi, unti e tanto buoni. La più classica ricetta è a base di farina di grano saraceno, all’epoca andavano bene anche quelle di orzo, miglio e avena, però la migliore in assoluto rimane farina di grano tenero.
Con cosa possiamo accompagnare questa meraviglia? Ovviamente, non solo con il caviale o il salmone, gli unici modi che si conoscono in Italia. Ma con burro, smetana e tvorog (una sorta di ricotta), varie marmellate e miele, composte di frutta e confetture, e poi aringhe, alicette in salamoia, pesciolini affumicati e storione.

Bliny lievitati

500 g di farina
1 bustina di lievito secco (7 g)
1 cucchiaino di sale
2 cucchiai di zucchero
500-600 ml di latte tiepido
3 cucchiai di olio vegetale
25 g di burro
3 uova

– mescolare la farina con il lievito, il sale e lo zucchero, aggiungere 1 tazza di latte e iniziare ad impastare con la spatola.

– sciolti i grumi, cominciare ad aggiungere altro latte fino a quando la pastella non assuma la consistenza dello yogurt.

– aggiungere l’olio, mescolare per benino con la frusta, coprire la ciotola con la pellicola e lasciare al calduccio per 1-1,5 ore. La pastella deve raddoppiare e coprirsi di bollicine.

– alla pastella lievitata aggiungere il burro sciolto e le uova battute, mescolare, lasciare a riposare 15-20 minuti. Ora la pastella è pronta.

E’ molto importante scegliere bene la padella! Dovrebbe essere pesante con il fondo spesso, in ghisa oppure in acciaio con la copertura antiaderente.
Non c’è bisogno di ungere la padella per cuocere i bliny: nella pastella ci sono grassi a sufficienza.

– scaldare molto bene la padella al fuoco medio, versare un mestolo di pastella, girare la padella per distribuirlo bene sul fondo e cuocere fino a quando la pastella non si rapprenda.

– girare il blin e cuocere dall’altro lato ancora 1-1,5 minuti circa.

– adagiare il blin pronto sul piatto, ungere con un pò di burro.

– proseguire con la cottura allo stesso modo.

Questa pastella mi basta per 16 bliny.
Se la pastella risulta troppo densa, potete diluirla con un pò di kefir o l’acqua frizzante.