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Sant’Angelo d’Ischia, un assaggio del Paradiso – 2

12 Settembre 2008

Il territorio di Sant’Angelo è particolarmente ricco di sorgenti termali che erano già conosciute dagli antichi greci che seppero riconoscere le proprietà curative dell’acqua e dei fanghi, ma è nell’epoca della Roma imperiale che le terme ischitane conobbero il maggior splendore. I romani realizzarono parecchie Terme pubbliche sfruttando le numerosi fonti dell’isola; infatti, presso la sorgente di Nitrodi, dove si trovava il tempio di Apollo e le Ninfe Nitrodiche, nel ‘700 si fecero parecchi ritrovamenti di reperti dell’epoca, fra cui una serie di bassorilievi. Altre famose terme romane, le più antiche dell’isola ma perfettamente funzionanti, si trovano presso la sorgente di Cavascura, raggiungibile dalla spiaggia dei Maronti. Sempre lì vicino si trovano altre terme, meno conosciute, di nome “Cava al fresco”.

Lo stabilimento, gestito da pochi anni da una famiglia di santangiolesi, offre di tutto: una deliziosa piscina con l’acqua calda, adornata da colonne (finto)romane, una grotta con la sauna naturale, un’altra piscina, sempre termale ma più fresca, e i lettini dove rilassarsi dopo un lungo bagno. Francesco, che gestisce tutto questo, è un abile fisioterapista che fa trattamenti con i fanghi, particolarmente adatti alla cura delle malattie della pelle, e massaggi rigeneranti. Ma non basta: se volete mangiare come se foste in famiglia, fermatevi a pranzo o a cena al ristorantino di “Cava al fresco”. Michele, papà di Francesco, vi farà assaggiare la propria specialità, il totano alla Luciana, e Assunta, sua moglie, sa preparare un coniglio da sogno! (Tutt’e due le ricette, il totano e il coniglio, mi sono state gentilmente raccontate da loro stessi).
Un’altro fenomeno interessantissimo di Sant’Angelo sono le fumarole, caratterizzate dalla fuoriuscita di vapore dal sottosuolo, precisamente dalla sabbia, che indica l’incessante attività vulcanica. Questo posto si trova sull’omonima spiaggia, circondato dalle “transenne” di corda con i cartelli attaccati “Attenzione, sabbia 100°”.

 

Sotto quella sabbia bollente si possono cuocere i vari cibi, le uova, le patate o il pesce, ma la tradizione vuole che sia il pollo il protagonista di questa cottura particolare. Intero o a pezzi, avvolto in più strati di carta argentata o sistemato dentro una vaschetta di alluminio con coperchio, deve essere condito con aglio, cipolla, rosmarino e pomodorini, una presa di sale e niente olio, poi avvolto in un canovaccio e legato ad una cordicina. Scavata la buca con una pala, il pacchettino si cala là dentro e si ricopre con la sabbia. Un’ora e mezzo o due – e un profumino stuzzicante vi farà capire che la cena è pronta. Peccato che non ce ne sono di fumarole in cucina, così comode ed economiche, ma in fondo si potrebbe rimediare a questo con una semplice vaporiera.

Per finire in bellezza un viaggio improntato sulla gastronomia, c’è sicuramente bisogno di un dolce, di una torta Ischitana, appunto. Simile a quella Caprese, anche essa non contiene farina, ma a posto delle mandorle ha le nocciole e un pizzico di cannella.