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Montecappone vini, dalle Marche con passione

31 Maggio 2021

Ho conosciuto Gianluca Mirizzi, produttore di vino e proprietario delle aziende nelle Marche Mirizzi e Montecappone, nel delirio (oh, quanto lo sogno adesso!..) del Vinitaly edizione 2018, quando preparavo l’articolo sui Verdicchi, cosa che facevo praticamente in diretta. Uno dei suoi vini, Utopia, è entrato a far parte dell’articolo, e da allora siamo rimasti in contatto. Ogni tanto ci si vedeva con piacere agli eventi, altre volte ci si commentava su FB. L’ultima volta ci siamo incontrati alla degustazione dei Vini d’Italia 2021 del Gambero Rosso, a ottobre.

Ricordo che non riuscivo ad assaggiare nulla con piacere perché era pieno di sorveglianza che ringhiava appena vedeva qualcuno con la mascherina abbassata. E meno male che era una degustazione!.. Forse avrebbero dovuto fornirci le cannucce e le mascherine con un fiorellino apposito. Gianluca aveva portato Ergo Sum, un fantastico Verdicchio dei Castelli di Jesi, ma non me lo sono goduto. Abbiamo fatto una chiacchierata di sfogo, ci siamo ripromessi di rivederci cn calma appena si potrà e ci siamo salutati.
E poi, in primavera, anche in lockdown, ricevo un “pensiero stupendo”: un saluto dalle Marche racchiuso nelle bottiglie.
Naturalmente, li ho assaggiato tutti, anche se non subito.

Ricordo che quella sera avevo voglia di stappare per prima la bolla, il verdicchio spumantizzato, ma poi all’improvviso avevo cambiato idea. Per cena avevo preparato il coniglio al burro e dragoncello, e ho preferito aprire Utopia, Montecappone 2018, riserva, Verdicchio dei Castelli di Jesi 2018.

Inutile dire che ho azzeccato l’abbinamento!
Giallo paglierino dai riflessi verdognoli, è un elisir che sprigiona gli aromi degli agrumi e delle erbe mediterranee come menta, timo e salvia. Un po’ ruffiano al naso, in bocca cambia atteggiamento, diventando secco e salino, un po’ burroso con una nota finale di ginestra.

Qualche giorno dopo ho aperto la bolla che mi chiamava dal frigorifero. Mirizzi Millesimato, Metodo Classico, Verdicchio dei Castelli di Jesi. Giallo dorato brillante, una bollicina gioiosa e persistente, all’olfatto regala i sentori agrumati e le note di erbe aromatiche fini. Il gusto è pieno, con tanta frutta a polpa gialla, tiglio e qualche ricordo di ribes nero.

 

Quel giorno avevo preparato dei calamari fritti dorati e pepati, serviti con qualche goccia di succo di lime. Estate in bocca.

Per Ergo Sum ho voluto aspettare. Verdicchio dei Castelli di Jesi DOCG Riserva 2016 aveva bisogno di qualche attenzione in più.
Giallo paglierino carico, dorato, al naso esplode con un ricco bouquet di frutta esotica, pesca gialla, macchia mediterranea e ginestra con i sentori di miele. Al palato è avvolgente e seducente, leggermente burroso, riservato al finale delle note esotiche.

  

L’avrei bevuto anche da solo, per il piacere di accarezzare le papille gustative in purezza, ma abbinandolo ai sapori esotici della salsa di soia, dello zenzero e del wasabi come accompagnamento per il sushi, ho capito che mi piaceva quel gioco di sapori e sentori. E anche l’insalata di melanzane con feta, chicchi di melagrana e coriandolo ci stava bene.

Infine Tabano, Montecappone Marche Rosso IGT 2013, uve Montepulciano in purezza, una varietà adatta a lunghi invecchiamenti.
Nel calice è rosso rubino intenso, al naso arrivano la visciola, una miscela di spezie, i sentori del bosco e qualche nota balsamica. Le sensazioni in bocca confermano la ricchezza del naso. Il vino è morbido e avvolgente, si sente tanta frutta rossa matura e prugna, legno e vaniglia. Una carezza al palato e a tutti i sensi.
Sicuramente non ricordo cosa avevo mangiato quel giorno, se non faccio le foto, i ricordi si confondono, visto che cucino tutti i giorni cose diverse. Ma lo vedrei bene con i formaggi stagionati, i salumi speziati, una porchetta saporita o anche semplicemente con un bel taglio di Marchigiana sulla brace.