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Aringa in pelliccia

9 Gennaio 2009

Questa insalata è quasi altrettanto amata e famosa quanto quella “russa”, ovvero, Olivier; l’insalata che viene dal freddo e che si chiama quindi “Aringa in pelliccia”. “Impellicciata” perché è coperta da tanti strati di svariate verdure seguendo l’ordine preciso… ma è talmente buona che è meglio se vi do subito una ricettina gustosa, poi parliamo dei particolari.

Aringa in pelliccia

2 aringhe (oppure una confezione di filetti)
3 patate medie
2 carote
2 barbabietole (già cotte, nelle confezioni sottovuoto)
3 uova
1 cipolla dorata
1 tubetto di maionese
Aceto di vino bianco
Una grattugia fine

Lessare patate, carote e uova.
Affettare finemente la cipolla, metterla in una ciotolina con acqua e aceto in pari dosi per 15 minuti.
Tagliare i filetti di aringa a tocchetti, se è affumicata, metterla in salamoia come descritto sopra.
Prendere un piatto da portata e comporre i strati di “ pelliccia”:
2 patate grattugiate sul fondo del piatto e cosparse di un po’ di maionese
metà di aringa, metà di cipolle (scolate)
2 uova grattugiate
2 carote grattugiate
un po’ di maionese
un’altra patata grattugiata
restante aringa e cipolla
barbabietola grattugiata
un po’ di maionese
e per ultimo l’uovo sempre grattugiato sopra come decorazione.
Questi strati non si devono schiacciare ma rimanere vaporosi.

L’unico problema è la densità della maionese perchè non è facile spalmarla un una maniera uniforme. Io uso questo trucco: aggiungo un po’ di latte, mescolo fino a farla diventare semiliquida e la trasferisco in un tubo col beccuccio stretto, di quelli che usano gli chef seri per decorare i loro piatti con le salsine. Così si spreme benissimo e per di più abbiamo diminuito le sempre spaventose calorie.

Questa ricetta molto spesso fa parte del menù delle feste, quindi, a Capodanno è quasi di rigore! Comunque è una preparazione abbastanza recente, ha circa 30 anni. E’ nata quando nell’ex-Unione Sovietica i negozi erano praticamente vuoti ed era impossibile trovare qualunque cosa tranne il pane e il latte. Però la vita andava avanti, le feste comunque arrivavano nonostante la povertà e per i russi funziona così: “Togleteci tutto, ma non le nostre feste!” E per l’ennesima volta nella storia l’inventiva popolare ha avuto il meglio. Così è nata l’aringa in pelliccia, piatto molto povero e nello stesso tempo colorato e festoso.

E’ ancora più comodo preparare le “aringhe impellicciate” nelle piccole coppette individuali, per evitare di pasticciare servendo una “fetta” di quella insalata. Ma io ho inventato un modo tutto mio, completamente nuovo: farle a mo’ di “sushi”.

Per questo bisogna prendere un foglio di pellicola e sistemare le verdure in ordine seguente: barbabietole (grattugiate finemente e strizzate), un po’ di maionese densa che fa da collante, in ordine carote, patate e uova, tutte quante grattugiate. Ancora un filo di maionese e poi una manciata di cipolle marinate e ben strizzate. Al contrario dell’insalata, tutti gli strati di verdure nel rotolo devono essere schiacciate, e non vaporose. In mezzo, esattamente come si fa con il sushi, si mette una striscia generosa di filettini di aringa e di cipolle marinate e si arrotola aiutandosi con la pellicola. Veramente sotto di essa si potrebbe mettere una stuoietta di bambù per facilitare il lavoro. Quel rotolino colorato si stringe per benino e si mette un paio di ore in frigo per rassodarlo. Poi si affetta e voilà! Sushi russo!

A proposito, è ottimo come finger food, servito nei cucchiai con un goccino di vodka!

Però l’aringa affumicata non ci sta!.. E così, se non siete fortunati di avere nelle vicinanze un negozietto di alimentari russo o ucraino, dove le aringhe in salamoia sono di rigore, prendete una confezione di aringhe affumicate già spellate al supermercato sotto casa, tagliatele a tocchetti e mettetele in “salamoia” casalinga. Per essa bisogna prendere metà acqua e metà di aceto di vino bianco (per mandare via quel sapore insopportabile dell’affumicato) e aggiungervi una fogliolina di alloro e qualche granello di pepe, meglio ancora se un pizzico di “all spice”. Dopo una mezz’oretta di macerazione l’aringa o, meglio, il suo fax simile, è pronta. Prima di usarla, asciugatela un po’ sui tovaglioli di carta.

Ma c’è un altro modo, ancora migliore: immergere i filetti di aringa completamente nel latte e lasciarvi 24 ore nel frigo. Poi una rapida passata sulla carta assorbente ed ecco pronti teneri-teneri filettini appena salati!

Sapete, questa ricetta, non so perché, è molto amata da tutti gli italiani, chiunque lo’abbia mangiata ne è rimasto coplito. Ma non perché l’abbia fatto io, si vede che proprio la combinazione dei sapori e dei colori è veramente appagante per il palato italico.