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Vinea Domini, la novità di Gotto d’Oro

26 Aprile 2019

Se vi dico Gotto d’Oro, voi a cosa pensate? Ai vini venduti ai supermercati nella parte bassa degli scaffali o ai vini sfusi nelle enoteche della zona?
In parte è è così, ma a Vinitaly io avuto l’opportunità di conoscere un altro lato dell’azienda storica dei Castelli Romani, e questo lato mi è piaciuto molto.

Per poter conoscere veramente i Castelli Romani bisogna conoscere i vini del Gotto d’oro. Questa è quasi una “condicio sine qua non”. I vini della cantina racchiudono in ogni goccia un bouquet di profumi, fragranze e sapori tipici della tradizione, della cultura e della storia di questa terra unica e suggestiva.

Tra i vini più famosi della zona meritano certamente una citazione il Frascati Doc, senza dubbio il vino italiano che può vantare una delle più antiche tradizioni. Arrivato sulla tavola dei Romani all’epoca del massimo splendore di Tuscolo, fu Papa Paolo III a dargli la massima notorietà facendolo arrivare con orgoglio sulla mensa pontificia. Il Marino, invece, è l’antenato dei vini italiani e in particolar modo del vino dei Castelli Romani. Acquistò la sua grande fama, oltre che per le sue indiscusse qualità, soprattutto per la presenza presso Castel Gandolfo della residenza estiva dei Papi. Il Marino Doc, a seconda della tecnica di vinificazione può dare origine a vini gradevoli e quotidiani così come ad un vino bianco di grande personalità.

Gotto d’Oro

Nel 1945, a conclusione della seconda guerra mondiale, dalla volontà di aggregazione contadina nasce la Gotto d’oro. I soci fondatori sono stati antesignani nella condivisione delle conoscenze vitivinicole e commerciali, disperse a causa del conflitto mondiale, e la loro lungimiranza ha consentito alla Gotto d’oro di essere l’attuale leader vitivinicolo laziale e fra le venti più importanti realtà italiane nel settore enologico.

Negli anni 60, in corrispondenza del “miracolo economico italiano”, il bianco Frascati Gotto d’oro varca i confini e, insieme al rosso Chianti, detta i primi passi all’internazionalizzazione dei vini italiani, partecipando attivamente all’affermazione del “Made in Italy”. La valorizzazione e la presenza dei vini romani è in grande sviluppo e nel 1966 viene riconosciuta la Doc Frascati. Poi nel 1970 segue il Marino doc, per arrivare alla doc Castelli Romani del 1994. Nel 1989 il ministero dell’Agricoltura e Foreste dichiarò la Gotto d’oro “società cooperativa di interesse nazionale”.

Nel 2011 si sono concluse le opere di ammodernamento strutturale e tecnologico dello stabilimento di Marino, divenuto così un complesso all’avanguardia nel settore enologico, rispettoso dell’ambiente e della salvaguardia del prodotto vino. Oggi Gotto d’oro è una realtà moderna e dinamica, proiettata nel futuro, ma sempre perfettamente conscia delle proprie origini.

La linea Vinea Domini “L’anello mancante … una linea nobile
del territorio laziale … sono vini notevoli
ed alcuni addirittura straordinari”.
Daniele Maestri

Vinea Domini è frutto dell’interscambio culturale fra le nazioni europee, iniziatosi con l’espansione dell’Impero Romano e che oggi ci consente di apprezzare la complessità delle uve d’Oltralpe coltivate nel territorio che ha dato origine alla moderna vitivinicultura : i Castelli Romani. La natura vulcanica e la freschezza dei terreni che circondano Roma, esaltano magnificamente il varietale dei sei monovitigni ( Chardonnay, Sauvignon, Viognier, Cabernet Sauvignon, Syrah e Petit Verdot), volutamente mai a contatto con il legno per un’immediata e gradevole riconoscibilità delle uve vinificate in purezza.

Le colline dove crescono i vigneti sono di natura arenaria e marnosa, di origine vulcanica.
I terreni più vocati alla coltivazione della vite si trovano sulle pendici collinari dei rilievi, che presentano terreni permeabili e di buona struttura, essenzialmente lavico-tufacea.
I terreni dei Castelli Romani essendo ricchi di potassio e fosforo conferiscono aromaticità alle uve e freschezza ai vini. Il clima è temperato, con escursioni termiche accentuate e scarse precipitazioni, caratterizzate da frequenti temporali.
Fondamentale è la presenza dei due laghi, che insieme alle caratteristiche vulcaniche del terreno, creano un microclima unico e perfetto per la coltivazione della vite di qualità.

 

Dunque, Frascati DOC. E’ prodotto dalle uve Malvasia di Candia, Malvasia del Lazio, Trebbiano Toscano e Greco. Grazie al terreno di natura vulcanica, è fresco, floreale, minerale, sapido.

E’ stato magnificamente affiancato dalla merenda preparata da Alessandro Pipero, patron del ristorante Pipero, 1 stella MIchelin, e dallo chef Ciro Scamardella. Un maritozzo con burrata e alici ha esaltato perfettamente la mineralità del vino, invece il panino con la porchetta… Che dire, è un classico dei Castelli Romani, ci doveva stare per forza, e a me piace tanto, specie se il vino di accompagnamento è un Frascati DOC che finalmente si sta riscattando.

Ora mi tocca andare in azienda, devo vedere tutto con i miei occhi e assaggiare altri vini della linea Vinea Domini lontano dal caos del Vinitaly.