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Feste : Capodanno russo vs Natale italiano

10 Dicembre 2008

In realtà non sapevo proprio come intitolare questo post perché il discorso è nato un paio di giorni fà, pensando a come facevo l’albero da piccola, mentre stavo ancora in Russia. Ma l’albero era di Capodanno, non di Natale, che all’epoca non si festeggiava nemmeno! E’ comunque il Natale ortodosso capita il 6 gennaio perché la Chiesa russa ortodossa segue il calendario giuliano.

Detto ciò torniamo all’albero. Avrei voluto scrivere questo post ieri, ma mi sono persa fra le vecchie foto, che volevo postare, e ho dovuto fotografarli oggi alla (debole!) luce del giorno per rendere l’idea almeno un pochino.

Questo il mio Natale di oggi, con un bell’alberello dorato davanti al camino, le foto digitali a colori ecc.

 

E questo è il mio albero di tanto tempo fà, avevo 5 anni, gli enormi fiocchi in testa, albero vivo, addobbato con delle palle, animaletti e ghiaccioli in vetro soffiato e decorato, con le figurine in stoffa e carta pesta, ma anche con i coriandoli di carta, tutto fotografato e documentato da papà (aveva la passione di fare le foto!) con l’aiuto di una macchina fotografica a rullini in bianco e nero. Dopo aver accumulato un pò di rullini, papà allestiva una camera oscura nel bagno o nel ripostiglio e sviluppava le foto, mentre io mi intrufolavo da lui e osservavo, senza fiatare, la magia da dietro le sue spalle.

La festa di Capodanno fu itrodotta in Russia da Pietro il Grande, esattamente nell’anno 1700. Lui impose di addobbare gli abeti e di ballare e divertirsi tutta la notte, quindi prima non si faceva il cenone. I russi accettarono volentieri ( a differenza di altre imposizioni). Pian pianino nelle case aristocratiche si cominciò ad allestire i tavoli con i zakuski a buffet (antipasti), tanto per spizzicare qualcosa e bere un bicchiere di vino o spumante, riprendere fiato e ricominciare con i balli. Negli anni il tavolo si arricchì di altre pietanze, anche calde, fra i quali il maialino arrosto, l’oca o l’anarta con le mele o la tacchinella al forno.
Dopo la Rivoluzione però tutti i festeggiamenti furono sospesi e addirittura proibiti, ma i russi, oramai sovietici di cittadinanza, ma russi nell’animo, non volevano arrendersi, portando di nascosto nelle case i rami di abete e decorandole. Si mettevano anche a ballare, ma sulle punte dei piedi per non fare rumore e non farsi scoprire. Comunque, era faticoso ballare in quel modo, e così sempre più spesso la gente si riuniva intorno al tavolo, si mangiava qualcosa ( i tempi erano duri!) e si chiacchierava tanto. Dopo alcuni anni, esattamente nel 1936, i festeggiamenti insieme all’albero furono “riabilitati”, ma oramai l’abitudine acquisita di stare a tavolo rimase invariata.
Da allora il Capodanno, prima sovietico, ora di nuovo russo, diventò una sorta di panarda sotto l’albero: un tavolo ricco di piatti, di cibi vari e di piccoli capolavori casalinghi, i fiumi di champagne e di vodka, e, a mezzanotte, il suono solenne dell’orologio sulla torre Spasskaja di Cremlino, trasmesso in tutto il paese su tutte le reti televisive.

Questa è storia. Ora – tradizioni di casa mia.

Di solito l’albero si compra il 30 o il 31 dicembre per far sì che rimanga fresco e profumato per la durata delle feste. Lo si sistema nel secchio con l’acqua, si fissa come meglio si può e ci si mette a decorare insieme ai bambini. Va bene ogni cosa, ma ultimamente si tiene molto di avere i vecchi addobbi di una volta che sembrano personalizzati per quanto sono belli.

Sotto l’albero non si mettono solo i regali, ma anche le “figure” di Babbo Natale che in Russia si chiama, tradotto letteralmente, Nonno Gelo e della sua nipotina, vestita di bianco o azzurro, la bionda Nevina. I due personaggi sono i simboli storici di Capodanno, usciti dalle tradizioni pagane degli slavi, risalenti alla fine del primo millennio.

Se domandate ad un russo qualsiasi, qual’ è il profumo del Capodanno, vi risponderà che sa di mandarino. In effetti questi frutti in Russia si vendevano a dicembre e a gennaio e, come piccole lanternine arancioni, accompagnavano le feste, facendo parte della tavolata, dei regali da mangiare e anche degli addobbi.

Mamma di solito preparava la famosa insalata russa ( da noi si chiama Olivier, ne parlerò prossimamente), l’insalata di granchi e di riso, le tartine con le uova di salmone e qualche altra cosina, comprese le verdure in salamoia fatte in casa. Poi arrostiva il pollo, l’anatra o il tacchino con le patate. Mamma non ha mai fatto le torte, penso che non le piacesse ( infatti, non piace neanche a me!) e ne compravamo una in una pasticceria (ce n’erano davvero buone!). Una bottiglia di champagne russo, una bottiglia di vino, il succo di mirtilli rossi – queste erano le bevande.
Sicuramente mi sono scordata qualcosa, devo chiamare a casa!