personale

Tornare a respirare

19 Aprile 2014

attacco di panico

L’attacco di panico è un fenomeno molto subdolo, come lo sanno essere solo poche persone. Manipola la tua vita come se fossi un burattino, si insinua nella quotidianità senza invito né permesso, senza che tu lo aspetti o possa almeno prevedere. Quando ti accorgi di essere sua vittima, è già troppo tardi, puoi solo subire e cercare di non affondare, tenendoti stretto ad un seppur minimo punto d’appoggio, che sia la terra ferma, una persona vicina o un tranquillante. Domenica scorsa è successo di nuovo. E’ successo dopo tanto tempo, quando credevo fosse tutto finito. All’improvviso non riuscivo a respirare, facevo i movimenti convulsi, tentando invano di mandare un po’ di aria nei polmoni, come se fosse asmatica. E non lo sono, non lo sono mai stata. E gli attacchi di panico precedenti erano di natura diversa: tachicardia, nausea, crampi addominali. Non ho fatto in tempo a spaventarmi sul serio, per fortuna non ero sola, mi sono aggrappata alla persona che mi era vicina, alla sua calma e al sangue freddo, e sono riuscita a recuperare un boccone di ossigeno, uno dopo l’altro. Piangevo, piangevo disperata, senza un perché. E poi, qualche ora dopo, mi sono ricordata.

…Avevo nove o dieci anni, stavo correndo da qualche parte nel parco, all’improvviso sono inciampata in una radice di un albero e sono caduta a faccia in giù, prendendo di petto il suolo. Poco male, ho pensato, poteva andare peggio, e ho provato di alzarmi, facendo nello stesso tempo il respiro. E non riuscivo a respirare. Per niente. Nemmeno uno spiraglio di aria. E così mi sono trovata in preda al panico,paralizzata dal terrore ,mentre in testa pulsava un solo pensiero: “stai per morire, non riuscirai più a respirare, morirai soffocata”. Ed ero lì, con gli occhi spalancati, e vedevo i meravigliosi colori autunnali, le foglie gialle, oro e porpora, e stavo morendo. Non so per quanto tempo mi è mancata l’aria, probabilmente per pochi secondi, ma per me è stata un’eternità. E poi, miracolo. Un’altra convulsione, per inerzia, e l’aria è entrata nei miei polmoni, e poi ancora, e ancora, e sono riuscita a mettermi seduta, appoggiandomi all’albero. Vedevo arrivare la nonna che da lontano si era accorta che qualcosa non andava. Piangevo, ora potevo anche piangere, ma ero salva.

Probabilmente è stato il mio primo attacco di panico, giustificato e comprensibile, ma che ha segnato tutta la mia vita, colpendomi quando ero più debole, più indifesa. Non so se e quando ritorna. Spero mai. Forse domani, forse tra un anno. Vorrei solo avere accanto qualcuno chi mi prenda la mano e che mi tenga stretta finché sarà passata la paura, finché sarò riuscita a respirare.