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Speciale Portogallo. Visitare Lisbona in 72 ore e innamorarsi

12 Agosto 2019

Questa è una di quelle poche volte quando non so da dove iniziare. Ero attratta da Lisbona già da qualche anno, ma non mi è stato possibile andarci finché, finalmente, non si è avvicinato il 19 giugno del 2018, il nostro anniversario con mio marito, e allora, dopo aver valutato città, paesi, crociere, gite, mare e monti, non ho detto: STOP! Si va a Lisbona. 

 Non so da dove mi è nato questo feeling con il Portogallo. Forse perché anni fa, quando eravamo in crociera nel Mediterraneo, ci siamo fermati a Madeira, e qualcosa mi ha colpito. Forse perché questo paese, lungo e stretto, confina con la Spagna che amo e si affaccia sull’Atlantico, il confine con il “nuovo mondo”. Forse perché il fado struggente ha toccato qualche corda dentro di me o forse la magica parola “azulejos”, che non sapevo pronunciare correttamente fino a qualche giorno fa, ha creato tanta curiosità e voglia di toccare con mano queste piastrelle bianche e blu. Ma anche tante immagini di tram, di colli e di palazzine, i sentori di baccalà e, naturalmente, il mito di Pasteis de Belem. 

Ora che ho soddisfatto le mie prime curiosità, non vedo l’ora di tornarci per più tempo, prendere la macchina a noleggio e girare il paese lungo la costa, arrivando a Porto o tra i vigneti di Minho. So soltanto che Lisbona, l’ambasciatrice del paese, ha consolidato il mio strano legame con il Portogallo.

 

Ora dovete sapere che il mio viaggio l’ho organizzato con Voyage Privé, e avrei dovuto passarci 4 giorni e 3 notti. Però chissà per quale mistero la mia iniziale prenotazione ha subito delle modifiche ingiustificate e non comunicate, e invece di prendere il volo serale di ritorno, mi hanno dato il volo di mattino. Così ho perso un giorno intero per colpa loro, e non ho ricevuto né scuse né spiegazioni e nessuna dimostrazione di buona volontà per risolvere questo spiacevole incidente. 

Ciao-ciao, voyage privé, non mi vedrai mai più.

Ho dovuto reinventare il mio soggiorno, avendo a disposizione solo 72 ore, per scoprire il meglio della città. Nella sfortuna c’è sempre qualcosa di positivo (basta cercare il lato giusto!) Ho visitato 2 ristoranti in meno, mangiato di meno, ingrassato di meno (ma questo è uno scherzo).

La cosa veramente buona è che abbiamo scoperto una società turistica che si chiama Yellow Bus, che effettua quei famosi giri in città con gli autobus a due piani (conoscete tutti quelli rossi, no?) Ecco, oltre i bus, quella società ha anche dei tram che fanno due circuiti decisamente belli, e anche dei battelli, per vedere la città dall’acqua, navigando sul Tago e passando sotto il bellissimo Ponte XXV luglio.

L’opzione più completa comprende 3 giorni, costa solo 45 € e permette di prendere ogni mezzo tutte le volte che vuoi, accedendo, inoltre, ai tram di linea, agli ascensori panoramici e ai tram – funicolari (che sono abbastanza cari). In quel modo siamo riusciti ad esplorare tutta la città in tempi record, annotando luoghi e locali dove tornare per approfondire.

Comunque avevo un programma minimo da effettuare: mangiare pastel de Belem, mangiare baccalà in più modi possibili, fare una scorpacciata di frutti di mare, assaggiare più vini possibile, prendere i famosi tram per girare la città, andare in un locale dove fanno lo spettacolo di fado, toccare azulejos con le mani, comprare qualche ceramica tipica da portare a casa e girare la città il più possibile.

Ce l’ho fatta. Anzi, ho fatto molto di più: abbiamo mangiato delle fantastiche lumache in una bettola ala quale non avreste dato due lire (però amo girare per le bettole e non per i ristoranti turistici), abbiamo scoperto un posticino dove mangiare i frutti di mare da sballo, ho comprato i libri di cucina (in francese e in spagnolo), ho individuato tanti posti dove dovrei tornare per esplorarli meglio, ho assaggiato pastel de bacalhau strepitosi e ho capito il segreto di pastel de nata (de Belem).

Ho respirato a fondo l’aria di Lisbona, e mi sono “avelenata”… ora ce l’ho nel sangue e non so più come fare senza.

I luoghi da visitare, ovviamente, sono tanti, ma quelli da non perdere sono questi:

1. la zona di Belem con Mosteiro dos Jeronimos, Torre di Belem (bellissima palazzina sul Tago), la famosa pasticceria dove sono nati Pasteis de Belem

2. Ponte 25 de Abril (quello che assomiglia a Golden Gate di San Francisco)

3. La zona sottostante che si chiama Docas: una volta sul lungo Tago c’erano i magazzini dove si stoccava la merce che arrivava con le navi. Ora è una zona fighissima piena di locali, ristoranti e discoteche.

 

4. Quartieri Alfama e Graça, i più vecchi e caratteristici di Lisbona, dove girare col tram e a piedi, dove mangiare nelle piccole osterie tipiche e respirare l’aria della città autentica

5. Quartiere Baixa, uno dei più antichi, il vero centro della città, molto bello ed elegante, da ammirare i palazzi ricoperti di azulejos, da prendere un pasticcino o da fare shopping

6. Praça do Comercio, la piazza più grande della città, contornata dai palazzi imponenti e porticati

7. Mercado do Ribeira, un mercato alimentare pieno di banchi di frutta, verdura e pesce, ma a fianco ha Time Out, una sorta di mercato Centrale di Roma o Firenze, ma infinitamente più grande e con molta più offerta, dove si mangia benissimo

8. Ristorante Casa de Linhares, una delle case de fado più note di Lisbona, segnalata dalla Guida Michelin. Lo spettacolo c’è tutte le sere, e si mangia anche molto bene, ma bisogna prenotare.

9. Castelo de Sao Jorge, un castello con un bel parco con alcuni alberi di more di gelso (amoreiros) e un panorama a 360°

10. Almeno da vedere la zona nuova, costruita o ampliata in occasione dell’EXPO 1998. Edifici particolari, Oceanarium, Torre Vasco da Gama che ora è diventato un hotel sul Tago.

Invece di soliti “souvenir” che fanno da soprammobili decisamente inutili, ho comprato qualche bella scatoletta dipinta di sardine, baccalà e acciughe, ho preso del baccalà salato da portare a casa, ho trovato delle ceramiche fatte a mano e ho preso anche una tazzina per i miei caffè. Avendo il bagaglio a mano, il vino l’ho preso all’aeroporto (ma la scelta non era male).

So anche che, nonostante avesse fatto un migliaio di foto, non sono molto belle, perché la gran parte di esse sono stata scattate dal bus in movimento. Per girare la città a piedi, almeno nei punti più significativi, avrei avuto bisogno di qualche giorno in più. 

Cosa mi è rimasto impresso di Lisbona? 

La pavimentazione bianconera, la calçada portoghesa, in tutta la città. Dicono che anche Rio de Janeiro abbia la stessa pavimentazione.

I viali pieni di verde e di jacaranda, alberi dai fiori blu, che regalano alla città un fascino incredibile.

L’assenza di grosse insegne di un noto fast food. Per i primi due giorni nemmeno li avevo visti, ma poi ho scoperto che erano molto discreti. Bravi!

Grazie alla presenza del fiume Tago, la città è sempre ventilata, piacevolmente, e quindi non si soffre il caldo né l’umidità.

La lingua. Certo che il portoghese è ben lontano dall’italiano e dallo spagnolo, ma mi sono innamorata anche delle cadenze melodiche e della morbida pronuncia, a metà strada tra il dialetto napoletano, dove la “s” diventa “sc” di “sci”, e il sardo che fa finire molte parole con la “u”. In realtà per la prima volta mi sono sentita handicappata, perché non sapevo dire nemmeno due parole, anche se me la cavo sempre bene tra russo, italiano, francese e inglese. Non riuscivo a pronunciare bene le parole, non riuscivo spesso a capire cosa dicevano. Ma sono convinta che se dovessi viverci per qualche mese, lo parlerei, il portoghese.