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Vino. Decugnano dei Barbi

29 Marzo 2019

Dopo aver lasciato a malincuore l’ospitalità del Borgo La Chiaracia, non avevo voglia di tornare subito a casa. E cosa c’è di meglio di una visita in cantina con una degustazione per prolungare il piacere del soggiorno in un posto?

 

La scelta è caduta su una cantina storica nell’orvietano, Decugnano dei Barbi. In molte occasioni mi è capitato di assaggiare il loro Metodo Classico prodotto in Umbria, che all’inizio ti fa pensare “Ma come sarà?..”, e poi “Ma come hanno fatto?!”

E così la curiosità mi ha portato a scoprire i segreti della riuscita delle bollicine made in Umbria.

Sulle etichette delle bottiglie di vino c’è sempre una scritta, un numero: A.D.1212. Ed ecco la spiegazione: qui una volta c’era il convento dei monaci. Dicono che l’origine del nome Decugnano è oscura e si perde nei secoli, ma già nel 1212 questi terreni producevano vino per il clero di Orvieto. Erano le terre della chiesa di Santa Maria di Decugnano. Poi dal periodo dell’Unità d’Italia, i monaci erano cacciati via, e la tenuta è stata abbandonata per più di un secolo, fino a quando nel 1973 Claudio Barbi ha scoperto Decugnano abbandonata e c’è stato amore a prima vista. Si è messo subito all’opera, e iI primi vini sono usciti già nel 1978.

E’ stato Decugnano dei Barbi che ha prodotto il primo metodo classico umbro (millesimo 1978) e la prima muffa nobile italiana (annata 1981).

2 milioni di anni fa qui c’era l’oceano. Oggi I terreni sono fondali oceanici di epoca pliocenica. I vigneti affondano le proprie radici nella terra sabbiosa e argillosa, tra fossili di conchiglie e ostriche, donando quel carattere minerale e marino caratteristico dei nostri vini.

Il segreto della perfetta riuscita del Metodo classico non è solo nel terreno e nelle uve utilizzate, Pinot Nero Chardonnay, ma anche nelle grotte, scavate ancora dai monaci, instancabili lavoratori, molti secoli fa. Sulle pareti e sulle volte ancora si vedono i segni dei picconi e i fossili, le conchiglie marine. Le grotte sono tre. Nella prima ci sono infinite file delle bottiglie sulle pupitres, coccolate dal silenzio e dalla temperatura costante di 13°, in attesa della coccola quotidiana della remuage. Nella seconda grotta si trova l’impianto per la sboccatura, l’aggiunta del liqueur d’expedition e la seguente chiusura con il tappo e la gabbietta di metallo.

Nella terza grotta ci sono le botti dove riposano i rossi della cantina.

Durante una piccola degustazione ho assaggiato Il Metodo classico Brut e Pas Dosé, e poi due vini base, un bianco e un rosso. Entusiasta di entrambe le bollicine, ho apprezzato un po’ di meno i vini fermi. 

Dosaggio Zero 2013. Perlage fine e persistente, colore giallo paglierino. Al naso è minerale e leggermente agrumato, in bocca ritorna quella spiccata minerali, con i sentori di gesso e tufo e qualche nota mentolata. La sua ottima acidità regala una grande soddisfazione e richiama un altro sorso, e poi un altro ancora.

Brut 2014. Ha delle caratteristiche molto simili al Pas Dosé, e quei 6 g di zuccheri aggiungono una nota di sobria eleganza. Questo Brut Millesimato viene prodotto dal 1978, ed è un concentrato di sapienza ed esperienza che diventa un piacere infinito in bocca.

Tenuta Decugnano dei Barbi  

Località Fossatello 50
05018 Orvieto (TR), Italia
Tel. +39 0763 308255