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Il mio Vinitaly 2018. Sopravvivere con certezze e scoperte in 10 punti.

26 Aprile 2018

Da quando ho iniziato a frequentare il Vinitaly, I’ho sempre definito il Luna Park per gli adulti, naturalmente, quelli che sono amanti di vino, di confusione e di grandi spazi da percorre in minor tempo possibile. Ma non appena varco la soglia dell’ingresso, mi sento in un altro mondo, e sono già felice, e mi diverto da matti.
Anche questa edizione mi ha regalato molte emozioni: incontri a sorpresa, scoperte inattese, giornate passate a correre nel caos e serate rilassanti in buona compagnia. Non sono mancati i dispiaceri: non riuscire a visitare tutti gli stand e ad assaggiare tutti i vini che avrei voluto, i 4 giorni a disposizione sono troppo pochi, purtroppo a penalizzare le cose ci pensano quei classici ritardi che accompagnano ogni evento e presentazione. Ma questo lo si sapeva già.
Riassumendo, ecco il mio Vinitaly in 10 punti tra 5 straconfermati modi di sopravvivere e 5 scoperte dell’edizione 2018.

Vinitaly 2019 (7-10 aprile), non ti temo!

1. Negli anni precedenti avevo sperimentato di tutto in fatto di alloggi: appartamenti, hotel e addirittura un alloggio dalle suore (si-si, con tanto di orario di rientro), fuori e dentro Verona. Quest’anno ho voluto esagerare e mi sono fermata a Sirmione con l’intenzione di staccare dal caos della fiera e di godere del lago e della pace. Fatto benissimo: la bellezza di Sirmione, del suo lago di cigni e le cene tranquille in ottima sono un vero toccasana dopo la confusione fieristica. Ma… C’è sempre l’altra parte della medaglia: avere da 2 a 4 ore in meno ogni giorno. Il traffico è una cosa seria.

2. “…È nella terza e più grave di queste piaghe che veramente diffama la Sicilia e in patticolare Palemmo …è il traffico! Troppe machine! è un traffico tentacolare, vorticoso, che ci impedisce di vivere e ci fa nemici, famigghia contro famigghia, troppe machine!”

Vi ricordate tutti Johnny Stecchino? Ecco, la citazione che si addice perfettamente a Verona nei giorni di Vinitaly. Per esserci alle 9 (e trovare il parcheggio vicino!), bisognerebbe uscire dall’albergo alle 7, svegliandosi alle 6. Considerando la stanchezza della giornata precedente, non è facile. Stavolta, dopo aver perso 3 ore nel traffico, ho deciso: la comodità di dormire a Verona è fondamentale per il buon andamento del viaggio. Comincio già a fare le ricerche per prenotare per Vinitaly 2019. Casa a Verona, niente macchina, ma solo treno. Ne guadagneranno il sonno, la salute e le pubbliche relazioni e l’amicizia.

3. Se i primi due punti in qualche modo posso cambiare io, il terzo è un problema diverso: a volte gli stand della stessa regione che si vogliono visitare, si trovano nei padiglioni differenti, agli opposti della fiera. Non so bene quale sia la ragione, forse le tempistiche delle dichiarazioni delle partecipazioni o altri motivi logistici, ma una mezza soluzione c’è: studiare prima la mappatura molto attentamente di produttori e di stand da visitare, e raggrupparli, facendo un programma, una sorta di scaletta da seguire. Nel caso di lontananza di qualche stand importante, dedicare una mezza giornata per quelli “fuori luogo”. O fare uno sforzo e ignorarli. A volte il tempo è denaro.

4. Iniziare una tipica giornata Vinitaly con una buona colazione è importante per arrivare in piedi alla sera, ma concedersi una mezza giornata di puro piacere è fondamentale. Girare per lavoro, alla scoperta delle novità va bene, ma è stancante, e poi, gli amici? Quindi, niente sensi di colpa, ma un aperitivo (si fa per dire!) con un’amica del cuore, una visita nella cantina preferita, un brindisi con gli altri winelovers in tutta libertà. Anche se l’avventura Vinitaly vissuta per intero con l’amica del cuore in questione, è una certezza.

5. Arrivare in piedi alla sera è importante, ma del benessere delle gambe ne vogliamo parlare? Ore e ore in piedi, a macinare i chilometri tra i padiglioni. Il teletrasporto sarebbe una soluzione vincente, ma per ora dobbiamo prendere i provvedimenti “caserecci”. Tacchi o no, a volte a fine giornata i piedi si gonfiano (e qui è fondamentale seguire la #remiseenforme prima del Vinitaly: meno peso portano, meno si stancano. Ma se non è stato così, una crema anti fatica per i piedi dopo la fiera e un leggero diuretico prima di andare a dormire sono una mano santa. E magari un paio di leggerissime ballerine in borsa, si sa mai.

Ora è il momento delle scoperte. Grazie alle esigenze editoriali, dovevo fare un giro tra il Verdicchio e la Falanghina. Naturalmente, conoscevo entrambi, ma assaggiando in blocco, prima gli uni e poi gli altri, cercando di includere tutte le denominazioni, ho capito le differenze fondamentali e ho individuato i miei preferiti.

1. Verdicchio. Giusto due parole senza perdermi nei tecnicismi. Le principali zone di coltivazione sono due: quella dei Castelli di Jesi e di Matelica. E anche se più famosa (o diffusa) è la prima, è proprio la seconda che mi ha convinta per le caratteristiche che dona alle uve. Il Verdicchio di Matelica è fresco, al naso si sentono le note salmastre, in bocca è salino e minerale grazie al microclima di un terreno tacchino tra le montagne, laddove una volta c’era un lago salato. La perfetta acidità è merito anche delle notevoli escursioni termiche. Invece il Verdicchio di Castelli di Jesi è elegante ed aromatico, ma lo trovo più piatto e meno emozionante.

2. Falanghina. E’ un’altra mia scoperta ex-novo. Chi non l’ha mai bevuta durante i pranzi estivi, con un risotto alla pescatora in bianco o con un piatto di spaghetti con le vongole, il simbolo dell’estate stessa? Ho messo a confronto tre tipi di Falangina: del Sannio, Irpinia e Campi Flegrei che, ahimè, non conoscevo, ma proprio con questa ho scoperto un vino nuovo. E ho riconfermato di amare i vini con le caratteristiche del mare. Infatti, in questa Falanghina il salmastro si sente subito al naso, in bocca il vino è sapido, fresco e minerale grazie ai terreni vulcanici.

3. Prosecco. Mi sono innamorata. Si, ci s’innamora anche di vini. Per molti anni io e mio marito siamo stati (quasi) fedeli consumatori di Mionetto legatura spago come vino della casa, ma ultimamente non mi convinceva più. E poi un colpo al cuore (o al palato?): Ponte Rosso, un neonato Collalto Brut Nature Millesimato. E’ minerale, strutturato e sapido, mi sa che diventerà il mio nuovo vino della casa.

Ed ora comincio a intravvedere chiaramente il fil rouge del mio rapporto attuale con il vino. Ah, ok, sono due! 🙂

Dove c’è il vino, c’è anche il cibo. Impossibile trovarsi a Vinitaly e non imbattersi in qualche chef stellato o un pizzaiolo famoso, specie se sono ospiti degli eventi organizzati dalle cantine amiche.

4. La mia grande scoperta gastronomicamente parlando è stato l’incontro con Felice Sgarra, (ristorante Umami, 1 stella Michelin). Invitato dalla famiglia Varvaglione, ha preparato un pranzo di tre piatti in abbinamento con i vini della cantina. Questi tre assaggi mi sono bastati per capire che ho voglia di conoscere la sua cucina da vicino. Complice un evento in Puglia, organizzato da Varvaglione, speravo di andare a trovarlo al ristorante. Purtroppo i miei progetti sono andati in fumo: quando arriva la cervicale, è finita. Mal di testa, nausea e dolori al collo mi hanno mandato direttamente a casa senza fare la sosta gourmet ad Andria. Ma mi rifarò.

5. Last but not least. Lo sapevate che il vino può diventare anche un prodotto di bellezza? No, non quello del famoso detto di Madame Pompadour “Lo Champagne è il solo vino che rende una donna bella dopo aver bevuto”, ma i prodotti cosmetici a base di polifenoli d’uva, antiossidanti con eccellenti proprietà protettive in grado di preservare l’aspetto giovanile della pelle e aiutarne il rinnovamento cellulare. Questa è una bellissima novità per le donne amanti del vino, creata dalle Tenute Barzan. Ho provato una crema viso e la sto usando adesso, tra poco vi dirò quanto fa bene!

Riassunto:

1. Dormire a Verona
2. Niente macchina = niente stress
3. Programma/scaletta con orari di appuntamenti
4. Colazione è il pasto più importante, momenti di piacere sono fondamentali
5. Gambe da coccolare

1. Verdicchio di Matelica
2. Falanghina dei Campi Flegrei
3. Prosecco Collalto Ponte Rosso Brut Nature Millesimato
4. Chef Felice Sgarra (rist. Umami ad Andria, 1 stella Michelin)
5. Crema ai polifenoli di uva Tenute Barzan